Il contributo intende mettere in luce la particolarissima modalità di dissenso messa in opera da Ovidio nei confronti dell’ideologia imperiale del tempo, per come articolata e riflessa in un’opera poliedrica e multiforme. Un dissenso che, pur senza dismettere forme di più diretta opposizione (ma sempre rifratta in un gioco di specchi che fa dell’ambiguità e del rimando ricorsivo la propria cifra), si può ricondurre a una strategia, non sempre interamente premeditata, che eleva a caratteristica distintiva la sottrazione, ovvero l’assenza dove si richiede presenza e la distrazione (in senso etimologico) dove si esige impegno. Si tratta di un disegno – che qui interessa soprattutto come esemplificazione paradigmatica di una critica senza teoria, che si invera e produce effetti nel suo semplice operare in re – che relativizza di fatto ogni pretesa di assolutezza non già tramite un attacco frontale alle rivendicazioni del centro, bensì costruendo attorno a quest’ultimo una serie di centri alternativi (e dunque mai propriamente centri) che, in virtù del loro semplice affiancarsi al primo (e soltanto in virtù di ciò), lo ridimensionano a punto tra altri punti. Si tratta, come si vede, di quella che potrebbe definirsi anche una decostruzione per saturazione: non si nasconde qualcosa rimuovendolo da un posto troppo visibile, ma circondandolo di altri qualcosa molto simili al qualcosa originario, e tali non già per il loro essere in un certo modo (per la loro sostanza), ma per il posto che occupano in relazione ad altro (per la loro forma).
La forma senza sostanza. Ovidio e l’arte del dissenso per sottrazione e saturazione / Salvatore, Andrea. - In: POLITICA & SOCIETÀ. - ISSN 2240-7901. - (2019), pp. 145-152. [10.4476/93167]
La forma senza sostanza. Ovidio e l’arte del dissenso per sottrazione e saturazione
andrea salvatore
2019
Abstract
Il contributo intende mettere in luce la particolarissima modalità di dissenso messa in opera da Ovidio nei confronti dell’ideologia imperiale del tempo, per come articolata e riflessa in un’opera poliedrica e multiforme. Un dissenso che, pur senza dismettere forme di più diretta opposizione (ma sempre rifratta in un gioco di specchi che fa dell’ambiguità e del rimando ricorsivo la propria cifra), si può ricondurre a una strategia, non sempre interamente premeditata, che eleva a caratteristica distintiva la sottrazione, ovvero l’assenza dove si richiede presenza e la distrazione (in senso etimologico) dove si esige impegno. Si tratta di un disegno – che qui interessa soprattutto come esemplificazione paradigmatica di una critica senza teoria, che si invera e produce effetti nel suo semplice operare in re – che relativizza di fatto ogni pretesa di assolutezza non già tramite un attacco frontale alle rivendicazioni del centro, bensì costruendo attorno a quest’ultimo una serie di centri alternativi (e dunque mai propriamente centri) che, in virtù del loro semplice affiancarsi al primo (e soltanto in virtù di ciò), lo ridimensionano a punto tra altri punti. Si tratta, come si vede, di quella che potrebbe definirsi anche una decostruzione per saturazione: non si nasconde qualcosa rimuovendolo da un posto troppo visibile, ma circondandolo di altri qualcosa molto simili al qualcosa originario, e tali non già per il loro essere in un certo modo (per la loro sostanza), ma per il posto che occupano in relazione ad altro (per la loro forma).File | Dimensione | Formato | |
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